mercoledì 28 giugno 2006
laboratorio per bambini con l’artista giovedì 29, venerdì 30 giugno e sabato 1 luglio
Comune di Cattolica / Assessorato alla Cultura / Centro culturale polivalente / Galleria S. Croce
Favole minime e incantevoli piene di umori delicati e fragili dove il segno che descrive, la cifra che tutto esprime si fa infantile ed è infantile. Così parla Georgia Galanti, soprattutto con i suoi disegni ma anche e con le sue combinazioni di materiali estrusi, creando un universo immaginario e simbolico, e il fare, il ritagliare, il ricamare che stanno alla base dei suoi lavori, sono solo un modo per aprirci ad un universo intimo e curioso. Mettersi in mostra, svelare qualcosa di profondo di sé per portarlo alla luce è una prova difficile, e mettere in mostra la parte artistica significa in questo caso finalmente svelare la lenta costruzione di un lessico, imbastito negli anni, frutto di un sedimento di motivazioni, pensieri, attitudini. Georgia Galanti sembra privilegiare la dimensione domestica. Che altro non è che dimensione interiore: le pareti di confine di una casa rappresentano un argine alla fuoriuscita dei pensieri, delle emozioni, dei ricordi.
La casa Celesterosa è probabilmente la casa di due bambine/adolescenti. Ci viene svelata da Georgia Galanti attraverso un cumulo di oggetti, rigorosamente celesti e rosa, tanto per non confondere le reciproche appartenenze. Segni materiali di due vite, di ricordi, di usi quotidiani, di consumi. Ci avverte l’artista che le cose sono state scelte, o meglio si sono fatte scegliere, occhieggiando dai banchi di qualche vetrina, dalle teche di qualche spendibene o supermercato e l’hanno “chiamata”. Ora condividono uno spazio interno, abitato, domestico, convivono felici e gregarie perchè hanno finalmente una appartenenza comune e “unite sprigionano la loro voce”. Insomma hanno preso vita per Celeste e Rosa, per la loro dimessa dimora, ricca invece di un’anima segreta. L’appartenere a qualcuno rafforza, dà identità vicendevole. La storia materiale delle cose accompagna spesso le nostre biografie, il più delle volte sopravvive alla vita stessa, si unisce ad altri possessori e quindi ad altre vicende umane. Lo squarcio su queste vite immaginarie ci apre ad un mondo fatto di giochi e desideri, diletti e fantasie.
Ci spinge incuriositi e un po’ voyeur a travalicare il confine della casa, per vedere, per osservare i segni di vite sconosciute. E allora non ci resta che immaginare Celeste e Rosa, i loro corpi, i loro sorrisi, i loro crucci, le loro esistenze.
Annamaria Bernucci